Il Secolo 21

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Posts Tagged ‘repressione

Stefano non c’è più. Di Giovanni Cucchi.

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Stefano non c’è più. Lo Stato lo ha strappato alla nostra famiglia. La sua unica colpa, oltre al reato ascrittogli, è stata quello di rivendicare i propri diritti: il diritto ad essere trattato dignitosamente dopo aver perso la libertà: negato. Il diritto ad essere assistito dal punto di vista legale, nonostante l’avesse richiesto più volte, in carcere e in ospedale anche attuando lo sciopero della fame: negato. Il diritto ad essere assistito dal punto di vista psicologico e morale, nonostante avesse chiesto aiuto in carcere alla sua comunità terapeutica: negato. Il diritto ad essere sostenuto dall’affetto della sua famiglia, poiché aveva richiesto il colloquio con il cognato: negato. Il diritto ad essere confortato religiosamente, avendo lui richiesto un bibbia, ma nel carcere- ospedale non c’era: negato. Il diritto ad essere curato dai medici come ogni altro cittadino, per le lesioni subite nell’ambito di strutture dello Stato: negato perché semplicemente abbandonato.

Che male aveva fatto un ragazzo di 31 anni, sano, attivo, generoso ad essere ridotto così ?

Stefano Cucchi e sua mamma Rita.

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Sorvegliato speciale. Dissenso e repressione, intervista a Luca Bertola

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Il tribunale di Genova oggi decide sul caso Bertola, l’anarchico valdostano, per il quale il questore Piritore e la DIGOS genovese hanno chiesto, secondo la legge 1423 del 1956, un provvedimento di Sorveglianza Speciale. Citando gli atti ufficiali, nello specifico, il questore Piritore afferma di Luca Bertola: “ è una persona che compie reati di particolare allarme sociale che ben evidenziano una forte propensione a non volersi integrare nella società, a non voler rispettare e riconoscere le Istituzioni quali fondamento della convivenza civile […] Egli si scontra contro di esse con atteggiamento violento ed ostile tenendo un comportamento di sfida e di aggressione verso i tutori dell’ordine. E’ per questa serie di considerazioni che si ritiene opportuno proporre il Bertola per la sottoposizione alla Sorveglianza Speciale, nel tentativo di ricondurre lo stesso a parametri di vita sociale che corrispondano alla legalità ed al vivere civile,  limitandolo nelle uscite notturne, nella frequentazione di locali notturni, di persone pregiudicate e di non partecipare a pubbliche riunioni, imponendogli di cercare una stabile attività lavorativa con l’impegno di inserirsi nel tessuto sociale. Si ritiene che la durata della misura non debba essere inferiore ad anni due con l’obbligo di presentazione alla polizia di stato preposta alla sorveglianza almeno una volta alla settimana. Leggi il seguito di questo post »

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giugno 7, 2010 at 8:09 am

Archiviato il volo dalla caserma.

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La caserma di piazza Fossatello dove Farid Aoufi ha perso la vita il 6 novembre del 2008

Archiviato. Il caso di Farid Aoufi, l’algerino volato dalla finestra della stazione dei carabinieri di piazza Fossatello in pieno centro storico, nel novembre del 2008, è chiuso. La titolare del procedimento, il giudice Francesca Nanni, recentemente trasferitasi alla procura di Cuneo, non ha avuto dubbi tali da decidere di proseguire le indagini. La versione giudiziaria definitiva sarà dunque quella del suicidio di un ladro con numerosi precedenti penali che in un attimo di raptus e con traccie di cocaina ha deciso di concludere la sua esistenza mezzo finestra. La moglie Sandra, a un anno e sei mesi da quel giorno, ribadisce invece con convinzione la propria idea: ” Non ci credo che mio marito si sia buttato da solo, io non mi voglio arrendere. Anche il nostro medico legale ha affermato che i referti non contenevano traccie di cocaina: Farid non era sotto stupefacenti quel giorno. Perché si sarebbe dovuto buttare? A questa domanda probabilmente nessuno potrà più dare risposta.

Per un approfondimento su questa oscura vicenda:

Stefano Cucchi, Farid Aoufi e i secondini di Teramo. Leggi il seguito di questo post »

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giugno 4, 2010 at 8:20 am

Genoa-Milan: Maroni ministro indegno.

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Domani a Genova arrivano i milanisti e l’indignazione per un Ministro degli Interni, Roberto Maroni, inconciliabilmente estraneo, alla sensibilità civile e sportiva di chi da 15 anni, ricorda il giorno in cui Vincenzo Spagnolo venne ammazzato, ventenne, per mano di un diciottenne milanese, non può che accendersi di profonda rabbia.  Rabbia per una morale spesso e volentieri calata dall’alto e poi dimenticata nel momento di questa strumentale leggerezza: vietare la trasferta ai milanisti avrebbe dovuto essere un obbligo, morale per chiunque avesse la responsabilità di deciderlo, e di coerenza prima civile, e poi politica, da parte di un Ministro che ha fatto delle Repressione il suo mandato e della repressione e lotta al tifo organizzato, violento e non, un suo fiore all’occhiello, occhiello di un leghista che proclama di aver sempre la ricetta giusta per combattere i mali dei nostri tempi. Leggi il seguito di questo post »

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Maggio 8, 2010 at 1:27 PM