Il Secolo 21

Approfondimenti, interviste, voci. Per non perdere la bussola.

I suicidi in carcere? Arma di ritirata strategica. Di Vincenzo Andraous.

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Che succede nei carceri italiani, dove agli slogan intransigenti dei giustizieri della politica si sovrappongono statistiche di dura schiettezza? Morti, suicidi, atti di autolesionismo..

Sul carcere è scesa nuovamente una cappa fumogena, una sorta di comando a non  rendere troppo eccessiva la pietà, in fin dei conti è tutto nello stato naturale delle cose, la ferraglia arrugginita  è ben custodita, non vale la pena dedicare tempo e denaro, certo meglio impegnarsi su altri fronti, più redditizi in termini di visibilità e consenso.

Questa è la sintesi su cui poggia l’intero impianto penitenziario italiano, il sentire comune sul carcere, che trasforma il diritto dei principi fondamentali in optional da sbandierare a comodo,  che non interpellano la nostra coscienza, sul ruolo,  sull’utilità, la stessa pena che alberga drammaticamente all’interno delle sue celle.

Disquisizioni, chiacchiericcio ruminante, quasi a voler  affermare che nelle galere non entra nessuno, non ci rimane alcuno, non esistono neppure condanne scontate, non si trovano uomini e donne alla catena, è tutta una bufala raccontata male.

Ora d'aria. Foto di Sabrina Losso.

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novembre 22, 2010 at 2:09 PM

Sanatoria truffa e Stato truffatore?

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Sanatoria.

Può uno Stato essere considerato truffatore dai suoi cittadini? Le ferite di Brescia ancora aperte, la gestione scellerata dell’ordine pubblico, il razzismo istituzionale che si declina con leggi discriminatorie per gli stranieri e il manganello per chi sostiene rivendicazioni egalitarie e di spirito democraticamente inclusivo: in questo momento il clima politico sostiene un approccio ampiamente lesivo dei diritti fondamentali dell’individuo. A maggior ragione se proveniente da un paese estero oppure se cresciuto in Italia sino al diciottesimo anno, poi lo affida alla ruolette della clandestinità. La battaglia che sostiene chi ha meno potere è una battaglia per tutte le generazioni future che avranno il destino di nascere in questo paese, becero, dilaniato e mai stanco di se stesso. E allora, finalmente, nell’atrio della Prefettura di Genova, la CGIL ha organizzato un presidio per esprimere solidarietà ai ragazzi saliti sulla gru per protestare contro una sanatoria che avrebbe dovuto regolarizzare il loro soggiorno e che invece si è rivelata nei fatti soltanto un’azione per fare cassa.

Dove scatta il dolo in un’azione legislativa di questo tipo? Il Secolo 21 cerca di fare un pò di chiarezza intervistando Rachid Khay, dell’Arci di Genova, mentore dell’Ufficio immigrati e Alessandra Ballerini, avvocato, in prima linea nella difesa dei loro diritti. Leggi il seguito di questo post »

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novembre 19, 2010 at 2:00 PM

I droni Global Hawk a Sigonella. Di Luca Guzzetti

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Global Hawk, il futuro è arrivato anche in Italia.

La notizia è passata in gran parte inosservata, ma ha una certa rilevanza per quanto riguarda il ruolo dell’Italia nel sistema di difesa internazionale della NATO, e più in generale per quanto riguarda le strategie militari della grande potenza americana. Tra qualche mese saranno operativi a partire dalla base statunitense di Sigonella, nella Sicilia orientale, alcuni droni Global Hawk, ovvero velivoli militari di sorveglianza senza pilota. Sino ad ora le basi di comando di questo fondamentale strumento della guerra contemporanea si trovavano tutte sul suolo americano, in Florida, Nevada e California. Ora le basi operative si stanno avvicinando ai teatri di guerra del Medio Oriente, del Corno d’Africa, dell’Iraq, dell’Afghanistan. Parallelamente alla base italiana, il Pentagono sta predisponendo la dislocazione dei droni anche nella base di Guam nel Pacifico occidentale (nota storica), non troppo lontana dal territorio della Cina, paese che ha preso il posto dell’Unione sovietica quale principale antagonista dal punto di vista militare degli Stati Uniti. Leggi il seguito di questo post »

Tranvieri sotto la Rai.

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Genova. I tranvieri si fermano e si affollano sotto la sede Rai di corso Europa perché oltre a tutti i problemi dell’azienda AMT, sono due anni che aspettano il rinnovo del contratto nazionale, loro che ce l’hanno ancora. Di seguito la storia di Ivan, in AMT dal 2008, con alle spalle svariate esperienze lavorative, testimonianza utile a comprendere il futuro del trasporto pubblico genovese. Leggi il seguito di questo post »

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ottobre 29, 2010 at 1:29 PM

Onorevole Giovanardi qualche domanda. Di Carlos Rafael Esposito

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Carlo Giovanardi. Sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri..

Oggi a Genova, si è concluso l’evento organizzato dal Centro di solidarietà Bianca Costa, che ha riunito il Gotha internazionale delle comunità terapeutiche per il recupero dei tossicodipendenti. Fra i presenti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi.

Non avendo potuto rivolgergli delle domande, vorrei far circolare queste riflessioni sperando che servano ad arricchire il dibattito sul ruolo dell’apparato sociale per il recupero del drogato, liquidato da  Giovanardi, sicuramente per brevità di sintesi, con le seguenti testuali parole: “Chi fa uso di sostanze è una vittima dei disastri planetari che la droga produce. Non esiste il diritto a drogarsi, è comunque illecito“.

Perfetto, chiarissimo. Spiace che nella platea fra tutte le istituzioni in lustro, Regione con Burlando e Montaldo, Comune con Roberta Papi, Provincia con Milò Bertolotto e poi Repetto (tutti insomma rappresentanti del centro sinistra) nessuno, a mio sentito dire, abbia provato a problematizzare, a mettere un pò di polemica, a dare un’altra versione. Ognuno ha le sue idee e la propria missione, ci mancherebbe, quello che fa pensare è che in questa giornata, non si sia sentito un solo accenno di contrarietà, come se tutti fossero d’accordo con la linea dell’onorevole sottosegretario. A me pare strano, ed eccovi quindi di seguito, le riflessioni su guerra alla droga e criminalità organizzata e qualche domandina antiproibizionista per Giovanardi. Leggi il seguito di questo post »

Marassi: 19 mesi senza processo, la normalità sconvolgente della giustizia italiana.

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Affollati come sardine. Se i detenuti potessero denunciare le condizioni di Marassi, l'illegalità, per una volta, non sarebbe da parte loro...

Il Secolo 21 è fiero di ospitare nelle sue colonne di approfondimento i protagonisti di un tema molto trattato in questo blog: il carcere.  A partire da oggi infatti, verranno periodicamente ospitati i racconti dei detenuti di Marassi, estrapolati dalla rivista trimestrale AREA di SERVIZIO. Nel carcere di Genova infatti, per chi non lo sapesse, è attiva una vera e propria redazione giornalistica e questa collaborazione vuole riconoscerle precisamente l’autorevolezza nel parlare in prima persona delle giornate di questi giornalisti dietro le sbarre. Uno sguardo condivisibile o no, ma certamente un autentico punto di vista interno alle galere nostrane. Buona lettura.

Sono un detenuto che per lentezza processuale si trova da circa 19 mesi nella sezione Giudicabile del Carcere di Marassi, la Iª Sezione.

Ho visto entrare e uscire e rientrare centinaia di ragazzi.

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Federico Aldrovandi, una storia italiana.

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Federico Aldrovandi.

Patrizia Moretti è la mamma di Federico Aldrovandi, Aldro, il ragazzo massacrato di botte da quattro poliziotti nel settembre del 2005, nell’educata e provinciale Ferrara.

Incontrata a margine del Festival del giornalismo dell’Internazionale, mi racconta questi cinque anni di vicissitudini giudiziarie, fra coperture interne alla Questura, indagini non avviate dalla Procura, reticenze varie ed un continuo appellarsi alle regole della democrazia per ottenere la verità dopo la morte violenta del figlio. La storia della famiglia Aldrovandi è significativa non solo per la sua forza emblematica, ma anche perché dietro ai nomi dei personaggi che si avvicendano in questa triste vicenda, si può intravedere chiaramente il modus operandi che si affanna a nascondere l’evidenza nel momento in cui le forze dell’ordine sono chiamate in causa per un abuso di potere, in questo caso eccesso di violenza, rivelatosi letalmente sadico e omicida. Una storia italiana. Leggi il seguito di questo post »

I lavoratori del Carlo Infelice e i precari della ricerca.

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Queste sono le voci dei lavoratori del Carlo Infelice e dei ricercatori precari dell’Università, che riuniti ieri sera a De Ferrari, (figurati la crisi che sodalizi crea, teatro e ricerca) hanno alzato la testa per protestare contro lo stato impressionante di abbandono nel quale sono entrambi lasciati dalle istituzioni. Ai primi è stato detto, dal non è vero che è tirchio Garrone, che devono limitari i propri privilegi, i secondi invece vivono grazie alla raccolta di fondi nelle piazze, alle offerte dei cittadini e senza un degno finanziamento pubblico.

Situazione ottimale insomma. Perché l’Italia è uscita dalla crisi.
Le voci sono state raccolte a caldo.

Margherita Monti, ricercatrice presso la facoltà di Ingegneria.

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ottobre 6, 2010 at 1:49 PM

Che succede ai nostri ragazzi? Di Vincenzo Andraous.

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La prova di maturità consiste nello spruzzare materiale infiammabile su un braccio del ragazzo e con l’accendino dargli fuoco, finendo direttamente all’ospedale per le bruciature, se non per il coma etilico in agguato.

La prova di virilità è nella violenza perpetrata sulla donna, sulla ragazza, a volte poco più che bambina.
In entrambi i casi il risultato è devastante, vittima e carnefice con la vita

Le botte i bulli di oggi i bulli di ieri. Ma che cos'è il bullismo se non il riflesso della violenza di questa società nelle mani degli adolescenti?

depredata della sua dignità, e senza rispetto la vita rimane spesso spezzata ancor prima di nascere.
Comportamenti autolesionistici o violenti, abituano al colpo secco, alla carne lacerata, ma disabituano alla relazione, sono la scopiazzatura di una prassi ormai consolidata nella cartellonistica adulta, inducono a nascondere il disagio, a mimetizzare fenomeni ripetuti che diventano dato esponenziale.
Ma cosa spinge un giovanissimo a farsi del male in questa maniera, quale la molla a diventare l’infame protagonista del dolore altrui? Leggi il seguito di questo post »

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ottobre 5, 2010 at 1:02 PM

La scuola italiana fra integrazione e interazione. Di Simohamed Kaabour

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Ventidue anni fa, mio padre decise di cercar fortuna in Europa. Capitò in Italia declinando la Francia come paese di approdo perché in quegli anni, la fine degli anni Ottanta, il «bel paese» era celebre per la sua accoglienza. Lì riprese il suo vecchio mestiere e decise di attuare un ricongiungimento familiare. Noi arrivammo a Genova all’inizio degli anni novanta, quando «lo straniero» godeva ancora di quella sua aria esotica e misteriosa. Leggi il seguito di questo post »

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settembre 27, 2010 at 7:45 am