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Vilipendio allo Stato. Quando l’ironia tocca nervi scoperti.

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I nervi in questura sono scoperti. Le inchieste giudiziarie hanno aperto in molti cittadini un legittimo sospetto. Cosa succede in Via Armando Diaz 2? Quanti poliziotti sono abituali consumatori di cocaina? Cosa è stato fatto per prevenire questa scabrosa situazione? In piazza, nel frattempo, mentre gli studenti manifestano per un’educazione propria di un paese civile, alcuni dei loro slogan, indirizzati alle ultime vicende di cronaca, hanno talmente turbato gli agenti della DIGOS da portarli a comunicare ad un magistrato la notizia di reato: ” Vilipendio allo Stato“.

D’accordo avevano anche steso lunghe piste di farina per simulare una pippata collettiva, ma se il suo significato poteva essere simbolico ed esorcizzante, non tutti i giorni vengono alla luce queste inquietanti vicende, la DIGOS ne ha  visto invece il lato criminale e lo ha diligentemente comunicato al sostituto procuratore Francesco Cardona Albini.

Che considerazioni sono possibili adesso? Prima su tutte l’imbarazzo evidente degli agenti di Genova resosi palese con l’agire della squadra politica. Il vilipendio allo Stato purtroppo è stato commesso dai loro colleghi che hanno infangato con il loro comportamento la credibilità di tutto il corpo, almeno a livello genovese. Quello è il vero vilipendio. E persa la fiducia come ricostruirla?

Effettivamente per cominciare due soluzioni ci sarebbero.

Punizioni esemplari per gli agenti indiziati una volta verificate le effettive responsabilità e istituzione di un ufficio terzo e indipendente che si occupi del monitoraggio costante di questi fenomeni. I controllori dovranno essere controllati. Sembra essere l’unica maniera per ottenere un necessario ribaltamento delle prassi interne alla polizia di Stato. Non farà certo piacere, ma chi sbaglia per riacquisire credito dovrebbe essere il primo a proporre queste soluzioni, che avrebbero sicuramente più efficacia della proposta di test a tutti gli agenti esposta provocatoriamente dal capo squadra omicidi Alessandra Bucci. E bene venga anche il test per togliere gli scheletri del primo round dalla questura, ma poi servirà un seguito sistematico che prevenga queste situazioni. E per come funzionano le forze dell’ordine è inevitabile che se si vuole trasparenza chi controllerà dovrà essere esterno all’apparato.

Un’altra considerazione invece è doverosa nell’analisi di come la questura genovese consideri e tratti il dissenso politico. La comunicazione di reato per vilipendio allo Stato infatti è solo un modo per spaventare ragazzi che non si spaventeranno, una maniera per far capire che manifestare il proprio pensiero in questi termini può portare a conseguenze penali. Si spera che il sostituto procuratore abbia il buon senso di stralciare il tutto per non creare ulteriore risentimento verso le forze dell’ordine ed una magistratura che in questo caso sarebbe considerata connivente nel gioco del rilancio proposto dalla DIGOS.

Non bisogna dimenticare però gli avvisi orali recapitati dal questore agli anarchici genovesi, colpevoli di aver a più riprese dimostrato la loro contrarietà alle pattuglie di alpini inviate a Genova quest’estate dal Ministro La Russa.

Questi avvisi orali per persone che non hanno manifestato con violenza le proprie idee, rappresentano un sintomo del modus operandi degli uffici di Via Diaz. Sembra trasparire un’attitudine repressiva verso le opinioni politiche esterne alla politica ufficiale. Sulla carta infatti questi avvisi (dei cartellini gialli) dovrebbero essere commissionati a persone pericolose per la sicurezza e per la pubblica moralità, ma non sembra questo il caso in questione. Caso in cui si è semplicemente manifestato il proprio pensiero (art 21 Costituzione). La norma prosegue attestando l’esigibilità di tale misura nei confronti di persone che commettono abitualmente traffici delittuosi, che vivono in parte per mezzo di proventi di attività delittuose o che concorrono a mettere in pericolo la tranquillità pubblica. Tale azione può essere forse giustificata nell’ottica istituzionale dall’inasprirsi dei conflitti sociali e  dalla volontà di smorzare questi episodi di attrito sul nascere evitando che possano essere pericolosamente emulati da altri e nuovi protagonisti del dibattito politico genovese e nazionale.

Bisogna ricordarsi infine che questo dispositivo di avvertimento è previsto da una legge del 1956  periodo nel quale la parola precarietà e tutto il mondo sommerso ad essa connesso non esisteva ancora nei termini attuali.

Pare quindi anacronistico adottare questa misura in uno scenario italiano completamente modificato.  Scenario nel quale la generazione dei giovani a perdere è costretta ad arrangiarsi con quel che passa il convento. Lavoro nero, interinale in, cooperative, guadagni da fame e orari mortificanti.

Questo è un argomento irrisolto della realtà italiana. Le conseguenze sono anche quelle riportate in questo articolo: un gruppo sociale ha portato avanti delle rivendicazioni, un’istituzione, la questura, ha reagito secondo la propria autonomia. Adesso toccherebbe ai politici dire la loro. Si auspica usino buonsenso.

Written by Il Secolo21

dicembre 10, 2009 a 2:14 PM

Una Risposta

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  1. Ci sarebbero tante cose da dire. Mi limito però ad alcune considerazioni. Innanzitutto, per quanto mi risulta, la Digos non ha provveduto ad identificare i giovani da denunciare durante la manifestazione ma l’ha fatto successivamente, senza grossa fatica visto che i giovani erano a volto scoperto. (Uno spiritoso diceva che le denunce sono partite solo quando si sono accorti che era farina, ma ovviamente non è così.) Come mai? Sollecitazioni dall’alto?
    A volto scoperto erano anche i giovani anarchici ai quali il Questore – ignorando o calpestando la Costituzione, cosa di cui ci si augura sia chiamato a rispondere – ha inflitto avvisi orali o fogli di via. E in quel caso la sollecitazione, di Gasparri, c’è stata ed energica!
    Certo, molto più difficile è stato identificare gli agenti – di tutte le polizie di questo strano che sembra collezionarle – che protetti dall’anonimato della divisa e dalla “solidarietà” dei colleghi si sono resi responsabili di pestaggi furibondi nelle piazze e alla Diaz e di vere e proprie torture a Bolzaneto, nel famigerato luglio 2001. Vero è che, vista la sostanziale impunità per i pochi processati, non c’è molto da recriminare….
    Un ultima riflessione su “Sembra trasparire un’attitudine repressiva verso le opinioni politiche esterne alla politica ufficiale.”
    In realtà non mi sembra che nei confronti dei fascisti – forza nuova, casapound, etc. – ci sia lo stesso atteggiamento “severo”. Forse perchè sono molti agenti e graduati che simpatizzano. Decine di testimonianze in questo senso sono emerse nei procedimenti per Bolzaneto. A me personalmente è capitato di vedere la bandiera della repubblichina di Salò come sfondo sul cellulare di un poliziotto che non ha esitato a rivendicare il diritto di fare quello che vuole. Eh si, in via Diaz – ma temo anche nelle altre questure – la Costituzione sembra non essere di casa, ai vertici come dalla truppa.
    Alfredo Simone

    alfredo simone

    dicembre 10, 2009 at 6:09 PM


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